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Quando il corpo si chiude al sesso

Storia di Lucia

lucia

Il mio percorso è iniziato con una storia di fantasia (uno dei primi compiti assegnatimi dal Dott Bernorio) e ri comincia (perché di una nuova fase si tratta) con  una storia (quella reale, la mia), sempre a lieto fine come la prima.

Non vorrei soffermarmi sulle fasi concrete del trattamento, sui "compiti" da fare a casa (leggendo le altre storie mi pare di aver capito che il percorso sia più o meno analogo con poche variabili a seconda della gravità del problema), ma vorrei comunque  tranquillizzare chi sta leggendo questa storia (probabilmente chi ha appena iniziato il percorso o è indeciso se parlarne o meno - parlatene!) che tutto quello che il Dott. Bernorio propone di fare di volta in volta è  assolutamente possibile e non bisogna far si che prevalga lo sconforto! Sentirsi intimidite, quasi impaurite davanti ad un cono di plastica che sembra infinitamente grande fa parte della sfida con se stessi che uno decide di intraprendere nel momento stesso in cui ci si affida ad uno specialista.

Personalmente ho potuto contare sull'appoggio e la pazienza del mio fidanzato che mi è saputo stare vicino spronandomi, dandomi conforto e partecipando anche attivamente ai compiti assegnatici e mi ritengo fortunata ma certamente senza la mia personale volontà il traguardo non sarebbe stato raggiungibile. Questa volta credo di meritarmi un momento di autocelebrazione!

Ho sofferto di v. per moltissimi anni. Sebbene abbia in mente varie possibili "cause" (nessuna grave per fortuna) non riesco ad individuarne una in particolare o forse nessuna è quella corretta o forse tutte, nel loro piccolo hanno contribuito alla sua manifestazione.

La storia con il mio fidanzato è iniziata oltre 10 anni fa. Inizialmente pensavo che questa  mia chiusura (il "muro" come lo definiva A.) fosse dovuta alla giovane età, all'inesperienza. Col passare degli anni le "autogiustificazioni" si sono evolute:  paura di gravidanza inattesa, problema fisico - anatomico, malattia, grande autocontrollo,non interesse per l’attività sessuale... Ovviamente di questo non ho mai parlato praticamente con nessuno (nei discorsi tra amiche non intervenivo ma nemmeno facevo trapelare nulla e devo dire che ne ho parlato anche relativamente poco con il mio fidanzato, pur essendo noi le 2 persone coinvolte.

Nella nostra vita sessuale abbiamo sempre inconsciamente cercato delle compensazioni alla mancanza di un rapporto completo (rapporti orali,masturbazione reciproca) e devo dire anche con discreti risultati se ripenso a quanti anni siano passati nel frattempo.

Non nego ci siano stati casi di spazientamento da parte sua (che trovavo comprensibilissimi, ma anche che mi facevano sentire tremendamente colpevole) ma alla fine in un modo o nell'altro il problema non veniva mai affrontato seriamente.

Pur con questa  sessualità  troncata la nostra storia è andata avanti e anche bene.

Con l'avanzare dell'età, il pensiero di avere (e non poter avere) un figlio, l'intenzione di formare una famiglia, una maggior coscienza dell'importanza della sessualità , la voglia di affrontare il problema si faceva sempre più sentire. Ho iniziato a documentarmi e poco più di un anno fa ho scoperto l'esistenza del vaginismo.

Per me è stato confortante dargli un nome, leggere che si può "guarire", sapere che molte altre donne come me non riuscivano ad avere un rapporto, a inserire un assorbente interno ecc..

Ne ho parlato subito con A. Forse non ho trovato in lui lo stesso mio entusiasmo nell'aver dato un nome a quello che per anni era cresciuto insieme a noi.

Effettivamente questo non cambiava nulla, non ho cercato nessuno specialista (sottolineo che per anni ovviamente ho sempre cercato delle scuse per non affrontare visite ginecologiche), non ho chiesto aiuto a nessuno. La nostra posizione di fatto non mutava. Eravamo sempre due persone impossibilitate ad avere un rapporto sessuale completo.

Finché un giorno dello scorso anno, ormai vicina ai 30 anni ricevo una  lettera del consultorio della mia città per recarmi a fare il pap test.

Il mese che ha preceduto l'appuntamento è stato pieno d'ansia, di domande. Sapevo che il mio corpo (la mia testa meglio) non avrebbe permesso una visita di questo tipo ma non ho voluto disdire l’appuntamento sperando che quello sarebbe stato il trampolino di lancio per affrontare il problema (e cosi è stato!).

Ovviamente non ho permesso allo speculum di entrare nella mia vagina nonostante l’ostetrica cercasse di tranquillizzarmi e di mettermi a mio agio,ma nulla da fare. Sono sprofondata nel pianto e cosi mi hanno consigliato di parlare con la psicologa del centro.

Durante il nostro incontro le ho raccontato tutto e lei, vista la natura sessuale del problema, mi ha rimandato all’AISPA .

Dopo circa un mese io e A. abbiamo avuto il primo incontro con il Dott Bernorio. L’impressione è stata subito ottima. Ho visto in lui un grande professionista, un grande ascoltatore, incoraggiante nella giusta misura, a volte quasi paterno e sapevo che ci avrebbe messo di nuovo sulla carreggiata della sessualità.

Gli incontri sono stati una decina (veramente pochi per un problema cosi radicato), con compiti progressivi (prima da eseguire da sola e poi in coppia) che sono sempre riuscita ad eseguire (magari non sempre al primo colpo,ma bisogna provare e riprovare!) e che una volta conclusi con successo mi lasciavano un enorme senso di orgoglio.

Non ho fatto molti esercizi sul lettino durante le visite in studio. Una volta raccontati i miei successi il dott mi illustrava il prossimo step da compiere. Ho apprezzato molto questa piena fiducia nei miei confronti, in quello che di volta in volta raccontavo.

A distanza di due settimane dalla nostra ultima seduta, io e A. abbiamo avuto il nostro primo rapporto completo. E’ stato emozionante. Certo dobbiamo prendere confidenza con la ns sessualità, scoprirla, imparare a conoscerla e abbiamo bisogno di tempo.

Se ripenso a com’era la situazione durante il primo incontro ed ai progressi fatti fino ad oggi provo un senso di gioia misto a stupore. Ho sempre diffidato di psicologi e psicoterapeutici,credendo invece molto nella forza di volontà delle persone. Quest’esperienza mi ha confermato la mia opinione sulla forza di volontà, ma mi sono anche resa conto che in alcune situazioni c’è proprio bisogno di qualcuno che ti accompagni per mano. Grazie a me stessa, ad A, al Dott Bernorio, ai suoi assistenti e al consultorio della mia città  senza il quale questa storia non avrebbe avuto inizio.